GIANNI RODARI

GIANNI RODARI










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IL POMPIERE

Il pompiere per chi non lo sa,

è un domatore di qualità.

Il fuoco è feroce come un tigrotto:

io lo addomestico in quattro e quattr’otto.

Con la pompa gli faccio passare

tutta la voglia di bruciare:

te lo spengo come un lumino

come la fiamma di un cerino.

Mi preoccupa però

un terribile falò,

per il quale serve a poco

l’accetta del vigile del fuoco:

la guerra può incendiare il mondo

da un polo all’altro in un secondo.

Ma sapete che faremo?

Tutti insieme lo spegneremo.

Sarebbe bello da vedere:

tutti gli uomini, un solo pompiere!

bordo 1

L’OMBRELLO

Filastrocca per quando piove:

chi sta in casa non si muove,

io che in casa dovento tetro

esco e il tetto mi porto dietro…

Un piccolo tetto di stoffa nera,

con tante stecche messe a raggera.

O che fenomeno simpatico

vedere un tetto con il manico!

Così me ne vado bello bello

fischiettando sotto l’ombrello.

bordo 2

FILASTROCCA DEL MARE

A

è l’ancora che tiene

prigioniera la nave

con le ferree catene;

B

è un grande bastimento

che disegna nel turchino

una strada d’argento;

C

è certo il comandante

che studia la sua rotta

sulle pagine dell’atlante;

D

è il diario di bordo

che di mille viaggi

serba i nomi e il ricordo;

E

è l’elica profonda

che vorticosa gira

e doma, e vince l’onda;

F

è il fumaiolo

che in cielo traccia un nero

capriccioso sentiero;

G

è il candido gabbiano

bianca vela dell’aria,

fratello dell’albatros

e della procellaria;

I

è l’Italia con i suoi mari,

con i suoi golfi turchini

e le spiagge dove raccogli

conchiglie e sassolini;

L

è un vento di libeccio,

un vento di capricci

che ti ruba il cappello

e ti scompiglia i ricci.

M

è il marinaio,

ha fatto il giro del mondo

il suo sguardo acuto e gaio;

N

è il vecchio nostromo

che tace e pensa e fuma

la sua pipa di schiuma;

O

è l’oceano immenso,

pastore di cavalloni,

che spinge senza fine

le sue greggi azzurrine;

P

è il porto operoso,

dove la nave dorme

il suo breve riposo;

Q

è il tuo quarto di guardia,

o sentinella, all’erta,

tu sola vegli adesso

sopra e sotto coperta;

R

è la radio di bordo,

ascoltano i suoi appelli

e corrono al salvataggio

transatlantici e battelli;

S

è il salvagente

che galleggia sull’onda

quando la nave affonda;

T

è il timone che tiene

un vecchio lupo di mare,

e la nave mantiene

sulle invisibili strade;

U

è l’urlo dell’uragano

che fa tremare ogni cuore,

non quello del capitano;

V

è la vela colorata

del povero pescatore,

del feroce pirata;

Z

è la zattera avventurosa

che per vela ha un lenzuolo.

Non ha timone né fumaiolo

e va sull’onda furiosa,

spinta dalla tempesta,

o immobile nella bonaccia.

Il mare, lui, minaccia

al naufrago la morte;

ma all’uomo basta una zattera

per essere il più forte

 

 

 

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